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Patologie del piede

| Aspetti artrosici| Cisti | Erosioni e depressioni | Esostosi | Fascite | Flogosi | Ipercheratosi |
| Lesioni legamentose | Microavulsioni | Microcalcificazioni | | Modifiche anatomiche |
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Aspetti artrosici

L'utilizzo dell'ecografia del piede permette di individuare segni artrosici quali le riduzioni delle rime articolari, per erosione della cartilagine articolare, presenza di becchi osteofitici, deformità dei profili corticali, pannicolo fibrotico intraarticolare. Questi aspetti artrosici possono provocare, a livello dell'avampiede, una metatarsalgia. Solo attraverso l'ecografia del piede potremo vedere, sia in statica che in dinamica, il punto dolente e di conseguenza realizzare il plantare con il sostegno più idoneo.
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Cisti

La cisti è una sacca patologica chiusa o vescica con una membrana ben distinta che si sviluppa in modo anomalo in una cavità o struttura, nel nostro caso a livello del piede, che l'ecografia del piede evidenzia. La cisti può nascere da una malformazione nello stadio embrionale durante la gravidanza, o può essere causata da infezioni. Talvolta sembrano comparire senza causa apparente e la sintomatologia clinica può ingannare nella diagnosi differenziale poiché il sintomo potrà essere associato ad una patologia, ad es. un neuroma di Morton, mentre in realtà l'ecografia del piede dimostrerà la presenza di una cisti che comprime il nervo (effetto collaterale negativo sul tessuto circostante). Le possono contenere aria, fluidi o materiali semi-solidi differenziabili chiaramente con l'ecografia. Non è da confondere con la raccolta di pus, la quale rappresenta piuttosto un ascesso.
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Erosioni e depressioni ossee


L'ecografia del piede permette di vedere, rispetto ad altre tecniche di diagnostica per immagini, la corticale delle strutture ossee nella loro interezza e da più piani ed angolazioni. Quindi l'ecografia del piede dà modo di apprezzare anche le più piccole erosioni o depressioni ossee che possono essere causa di algie importanti quali le metatarsalgie. Poter vedere con l'ecografia del piede, in statica e dinamica, le strutture plantari dell'avampiede ci permette di differenziare ad esempio se la metatarsalgia è dovuta ad un tendine che sfrega contro una superficie ossea erosa o se il click di Mulder che si sente nella compressione latero-laterale dell'avampiede è dovuto al neuroma di Morton oppure ad un tendine flessore che entra ed esce da una depressione plantare di una testa metatarsale.
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Esostosi

Interessa l'apparato osteo-articolare determinando la crescita di protuberanze ossee (esostosi) localizzate principalmente a carico delle ossa lunghe, con maggiore frequenza in prossimità delle articolazioni. Queste protuberanze della corticale ossea possono essere indagate con l'ecografia del piede anche se di minime dimensioni, ma di notevole dolore. Proprio per le minime dimensioni la certezza di diagnosi è possibile solo con l'ecografia del piede che permette di scansionare su diversi piani (trasversale, longitudinale e diagonale) tutte le corticali ossee (alcune possono essere indagate fino a 360°). L'applicazione dell'ecografia del piede con tecnica water-bath consente un'ottima diagnosi in particolare per l'esostosi delle falangi distali.
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Fascite

Il piede ha la funzione di sostenere e di distribuire il peso del corpo durante la marcia, la corsa, i salti e proprio in questi ultimi due casi si trova costretto a sopportare delle fortissime sollecitazioni funzionali. Per questo motivo le patologie a carcio del piede sono numerose e di svariata eziologia. Con il termine fascite s’intende l’infiammazione di una fascia anatomica, nel caso specifico della fascia plantare altrimenti denominata "aponeurosi plantare", che è una fascia fibrosa che decorre in avanti dalla zona mediale del calcagno sino a fondersi con i legamenti che s’inseriscono sulle dita. Quanto maggiormente le dita vengono piegate, tanto più la fascia viene sollecitata in stiramento. Un’aponeurosi plantare eccessivamente tesa ed iper sollecitata, da ipercarico o evento traumatico, diviene quindi automaticamente il sito di una possibile lesione. La fascite plantare si può manifestare a livello del calcagno, e viene in questo caso denominata fascite plantare prossimale, oppure a livello del mediopiede, in questo secondo caso viene denominata fascite plantare distale. La diagnosi sarà semplicissima utilizzando l'ecografia del piede che permetterà altresi di differenziare una fascite da una spina calcaneare, che presenta sintomi simili, e quindi di realizzare un plantare con il giusto sostegno.
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Flogosi

L'infiammazione o flogosi è un meccanismo di difesa non specifico innato, che costituisce una risposta protettiva, seguente all'azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è l'eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tissutale. L'infiammazione consiste in una sequenza dinamica di fenomeni che si manifestano con una intensa reazione (vascolare). Questi fenomeni presentano caratteristiche relativamente costanti, nonostante l'infinita varietà di agenti lesivi, in quanto non sono determinati soltanto dall'agente lesivo, quanto soprattutto dalla liberazione di sostanze endogene: i mediatori chimici della flogosi. I fenomeni elementari, che costituiscono la risposta infiammatoria, comprendono: vasodilatazione e aumento di permeabilità, che portano al passaggio di liquidi dal letto vascolare al tessuto leso, e infiltrazione leucocitaria nell'area di lesione. L'infiammazione serve, dunque, a distruggere, diluire e confinare l'agente lesivo, ma allo stesso tempo mette in moto una serie di meccanismi che favoriscono la riparazione o la sostituzione del tessuto danneggiato.
Con l'utilizzo dell'ecografia del piede, in particolar modo del color-doppler con sonda da 17 Mhz, è possibile localizzare l'area infiammata e definirne i limiti, questa informazione permetterà di definire la patologia come flogosi e non come metatarsalgia che risulta essere una definizione troppo generica che non consente di applicare la giusta terapia.
Clinicamente, i segni cardini dell'infiammazione sono: Arrossamento, Tumefazione, Calore, Dolore, Alterazione funzionale. Sono manifestazione delle modificazioni tissutali che consistono in: vasodilatazione, aumento permeabilità capillari, stasi circolatoria e infiltrazione leucocitaria (con marginazione, rotolamento e adesione sulla superficie endoteliale di leucociti attraverso l'espressione di molecole di adesione, fase finale di diapedesi attraverso l'endotelio, chemiotassi per risposta dei leucociti presenti nello spazio interstiziale agli agenti chemiotattici, i quali li indirizzano verso la sede del danno). L'infiammazione viene classificata secondo un criterio temporale in infiammazione acuta e infiammazione cronica. Quest'ultima può poi essere distinta secondo un criterio spaziale in diffusa (infiammazione cronica interstiziale) oppure circoscritta (infiammazione cronica granulomatosa.
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Ipercheratosi

Attraverso l'ecografia del piede è possibile distinguere sulla cute lo strato del derma dall'epidermide ed in questo individuare l'ispessimento iperplasico dello strato corneo dell'epidermide. L'ipercheratosi può essere diffusa o circoscritta, primitiva o secondaria. L’ipercheratosi primitiva può essere causata da piccoli traumi ripetuti (per esempio cattiva postura, scarpe non idonee), da sostanze chimiche (derivati della distillazione del carbon fossile, soluzioni acide o alcaline), o verificarsi in seguito all’assunzione di sostanze a scopo terapeutico (per esempio arsenico). L’ipercheratosi può essere secondaria come nel lichen, psoriasi, eczema, micosi, infezioni croniche da stafilococchi e streptococchi, nella sifilide e nella tubercolosi. L'ecografia del piede evidenzia chiaramente tutte queste forme di ipercheratosi e permette anche di verificare fin dove giungono le entroflessioni a cuneo che spesso sono circondate da processi flogistici importanti determinando una metatarsalgia diffusa.
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Lesioni legamenti

I legamenti forniscono stabilità all’articolazione permettendo però il movimento. A causa della loro micro struttura i legamenti resistono bene alle forze di trazione, mentre hanno scarse capacità di fronte alle forze compressive.
I legamenti sono lesi quando le forze superano le possibilità del legamento di resistere al carico, dal quale può dipendere l’entità della lesione.
Una lesione legamentosa può interessare solo poche fibre o l’intero legamento. Clinicamente utile distinguere fra una lesione parziale e una totale perché sono diverse la prognosi e la terapia. La lesione parziale interessa solo alcune fibre del legamento e può occasionalmente procurare instabilità.
La lesione completa interessa gran parte delle fibre o l’intero legamento e l’articolazione interessata è instabile.
Le lesioni legamentose nel piede sono frequenti in caso di distorsioni. L'ecografia del piede consente, anche in prima analisi, di verificare la gravità della lesione legamentosa e di valutare la presenza di edema, ematoma e microavulsioni. E' consigliabile l'ecografia del piede con metodo water-bath (bagno in acqua) perchè in questo modo si evita di toccare e quindi comprimere l'area dolente.
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Microavulsioni

Si tratta di piccole porzioni di osso che distaccatesi a causa di trazione tendinea o di evento traumatico rimangono in loco causando occasionali dolori. L'ecografia del piede ci permette di identificare microavulsioni delle dimensioni anche di 0,1 mm che possono presentarsi ad esempio a livello delle falangi distali delle dita del piede a causa di un urto.
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Microcalcificazioni

L'ecografia del piede permette di identificare al meglio neoformazioni calcifiche a carico di tessuti molli o esiti cicatriziali di processi riparativi infiammatori incompleti. Spesso si trovano microcalcificazioni nelle capsule articolari delle articolazioni metatarso-falangea o sulle cartilagini articolari delle medesime articolazioni che permettono diagnosi differenziale e non di generica metatarsalgia. Con l'ecografia del piede infatti si differenzia la diagnosi, individuando la singola articolazione interessata ed evidenziando inoltre se la microcalcificazione è localizzato sulla falange o sulla testa metatarsale.
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Modifiche anatomiche


Neuromi

L'ecografia del piede è l'indagine ideale per verificare la presenza di neuromi, ipertrofia delle cellule della guaina di Schwann che rivestono i nervi. I neuromi possono presentarsi in tutti gli spazi intermetatarsali dove il nervo plantare si biforca e quindi, per le sue maggiori dimensioni, è più soggetto a compressione. Il più frequente tra i neuromi è il neuroma di Morton, del III spazio intermetatarsale, che causa l'insorgere di un dolore di tipo nevralgico durante la marcia e si irradia poi a tutto l'avampiede. Meno frequente è il neuroma di Hauser del II spazio intermetatarsale che presenta gli stessi sintomi del neuroma di Morton. L'ecografia nelle proiezioni longitudinali e trasversali permette anche di verificare se il neuroma si trova più distale o prossimale rispetto all'articolazione metatarso-falangea e ciò facilita la realizzazione di un corretto plantare. Anche in questo caso l'ecografia del piede permette di fare una diagnosi certa e non limitare la diagnosi a generica metatarsalgia.
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Sesamoidi e sesamoidi accessori

Un osso sesamoide è un piccolo osso a forma sesamoidale presente con una certa frequenza in alcuni tendini. La sua presenza comporta un aumento della forza del tendine stesso. Un esempio di osso sesamoide molto grande è la rotula. Numerosi comunque possono essere gli ossi sesamoidi facoltativi, in particolare a livello di mano e piede. La loro eventuale presenza è da conoscere e da ricercare, nel caso di patologia e di diagnosi differenziale. Nel piede sono quasi sempre presenti la coppia di sesamoidi plantari intratendinei sottostanti la prima testa metatarsale. L'ecografia del piede evidenzia anche i più piccoli sesamoidi accessori che si possono avere nei tendini dei flessori delle dita. Questa informazione permette di avere una diagnosi non generica di metatarsalgia ma specifica che può consentire la realizzazione di plantari più idonei. Con l'ecografia del piede è possibile anche studiare il movimento dei sesamoidi e la loro forma e posizione rispetto ad una struttura ossea vicina.
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Spina calcaneare

Molti sono i pazienti che lamentano un dolore alla pianta del piede o meglio al tallone quando camminano e stanno eretti, che non è presente invece quando sono seduti o distesi. Il maggior dolore è sentito dal paziente al mattino, appena poggia i piedi per terra al risveglio, un dolore che comunque si allevia un po’ dopo aver deambulato per qualche minuto. All’esame il piede appare normale, ma quando viene applicata una pressione sulla pianta o sul tallone ecco che il dolore si manifesta. Molto probabilmente siamo in presenza di una fascite, un’infiammazione della fascia plantare (tessuto fibroso molto fino che ricopre tutto il corpo), che sembrerebbe essere causata da ripetuti microtraumatismi e microlacerazioni in trazione sulle inserzioni della fascia plantare e del flessore breve delle dita e si associa a una periostite reattiva da trazione. Spesso la Fascite si accompagna ad un altro fastidioso problema la spina calcaneare, che è una nuova formazione ossea, escrescenza, che cresce in una piccola lesione del periostio nella zona inferiore del calcagno o del tendine d’Achille. Impiega per formarsi circa otto anni e due sono i motivi principali: la cattiva postura, che mantiene in continua tensione i muscoli plantari e crea delle micro-lesioni nel periostio; ed un metabolismo squilibrato, che fa depositare sostanze di scarto, come i cristalli di acido urico od ossalati di calcio, proprio dove quei muscoli e la fascia si inseriscono sull'osso calcanere. L'indagine strumentale che permette una diagnosi differenziale tra spina calcanere e fascite è l'ecografia del piede il cui vantaggio rispetto alla radiografia (RX) è quello di vedere contemporaneamente sia il tessuto molle che la corticale ossea. Questa visualizzazione in contemporanea permetterà di capire se il dolore è da collegare ad una fascite o ad una spina calcaneare e nel caso valutare la sua localizzazione rispetto alla fascia plantare. Con la RX invece è possibile sapere solo se c'è una spina calcaneare ma non se il dolore è da essa provocato, perchè potrebbe essere presente una fascite non visibile con RX. Altro svantaggio dell'RX rispetto all'ecografia del piede è che la localizzazione della spina calcaneare (dorsale o plantare) rispetto alla fascia plantare è un dato rilevante per decidere se applicare un plantare con sostegno per la spina calcaneare, plantare alla fascia (aponeurosi plantare), che sarà molto probabilmente dolente o non applicare plantari poiché la spina calcaneare risulta essere dorsale rispetto alla fascia (aponeurosi plantare) e quindi asintomatica.
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Tendinopatie

I tendini sono robuste strutture fibrose che connettono i muscoli alle ossa e consentono di trasmettere, distribuire e graduare le sollecitazioni che le attività muscolari esercitano costantemente sull’apparato scheletrico.
Sono interposti tra ossa e muscoli attraverso la giunzione osteo-tendinea (entesi) e quella muscolo-tendinea. In altri termini, è proprio attraverso il tendine che il muscolo, grazie alla sua contrazione, è in grado di muovere il segmento osseo al quale è connesso. Sul tendine, che rappresenta, per così dire, la parte finale del muscolo, si scarica, in questo modo, tutta la forza esercitata per ottenere il movimento.
D’altra parte, la struttura dei tendini è estremamente resistente anche se manifesta una capacità di rigenerazione molto più lenta rispetto a quella del muscolo. In altri termini, i tendini sono tessuti difficilmente lesionabili (almeno in condizioni normali), ma se vengono sottoposti a sforzi eccessivi e ripetuti possono subire microlesioni che le loro cellule non sono in grado di riparare in tempi brevi.
La tendinopatia è la condizione clinica generica in cui viene coinvolto il tendine o le parti immediatamente adiacenti ad esso. La tendinite, invece, è il processo infiammatorio del tendine o, meglio, del peritenonio, cioè quel complesso di guaine connettive che avvolge l’intero tendine e i suoi fasci costitutivi, tanto che qualcuno parla, più correttamente, di peritendinite. La tenosinovite o tenovaginite si ha quando si è in presenza di un’infiammazione della guaina sinoviale che riveste il tendine.
Tendinite e tenosinovite si manifestano, generalmente, in modo simultaneo. Si parla anche di tenoperiostite, o tendinopatia inserzionale, quando il fenomeno infiammatorio riguarda la giunzione tra il tendine e l'osso. La tendinosi, infine, definisce un processo degenerativo cronico del tessuto tendineo che diventa più debole e meno tonico soprattutto nelle persone anziane e in coloro che continuano a sottoporre a sforzi eccessivi i tendini già infiammati.
L'ecografia del piede consente di differenziare le patologie tendinee e di dimostrare la presenza di calcificazioni del tendine.
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